martedì 27 gennaio 2009

Curved Air - Air Conditioning (1970)

I Curved Air sono una delle band principali del progressive britannico, hanno saputo crearsi uno stile personale e sono responsabili anche loro della nascita e dello sviluppo del prog rock. Il loro approccio consiste nell'attingere dalla musica classica, come i Nice o i Renaissance, da cui prendono spunto per molte composizioni, con l'introduzione di strumenti inusuali in ambito rock, come stavano facendo i Jethro Tull con il flauto, solo che i Curved Air decidono di utilizzare un violino. Proprio il violino di Darryl Way, uno dei più bravi in assoluto con questo strumento, è protagonista principale di quasi tutte le canzoni della band, fino a risultare quasi kitsch. Altra protagonista indiscussa è la sensuale cantante Sonja Kristina, e questo è un altro aspetto che li contraddistingue dall'usuale, cioè l'impiego di una cantante donna. Sonja diventerà moglie di Stewart Copeland, batterista dei Police. Completano la formazione il chitarrista e tastierista Francis Monkman, autore di gran parte delle composizioni e personaggio poco visibile ma determinante per gli equilibri del gruppo, il batterista Florian Pilkington-Miska ed il bassista Robert Martin, bassista che sarà cambiato in pratica ad ogni album. Come si può intuire, il loro stile è un piacevole miscuglio di classica e rock, rock molto morbido, tendente al pop, con capatine nel folk e nella psichedelia. Le loro canzoni risultano molto leggere, non troppo lunghe e di facile ascolto, l'aspetto commerciale è dichiaratamente un fattore importante per la band, ma questo non significa che la bellezza della produzione ne risenta, anzi, questo album è piacevolissimo nella sua semplicità. I risultati migliori comunque li raggiungono nei duetti violino-chitarra, con la splendida voce di Sonja che fa da contorno. Il disco, il loro primo, comincia con It happened today, canzone rock sorretta da un riff di chitarra e la voce di Sonja subito in evidenza, il violino spunta solo a chiudere il pezzo con un bellissimo assolo, ma da questo momento in poi sarà sempre presente, tranne in una traccia. La seconda è Stretch, la mia preferita, che mischia perfettamente folk e rock, forse uno degli esempi più belli di come usare un violino in una canzone rock. Il brano è tutto basato su un intreccio chitarra-violino più voce, un altro assolo di violino nella parte centrale e ritmo sempre sostenuto. Screw è una canzone d'atmosfera, con il violino che conduce sempre appoggiato dalla voce, una delle tracce più prog dell'album, molto bella anche questa. Blind man è invece la traccia più folk, direi bucolica, con il solito violino a condurre, percussioni e chitarra acustica, più l'immancabile voce. Si giunge così a Vivaldi, sette minuti e mezzo di assolo di violino: Darryl ci mostra di saper fare davvero qualunque cosa con il proprio strumento, ma alla lunga risulta eccessivo naturalmente; in ogni caso al pubblico inglese piacque, la canzone scalò le charts e donò notorietà alla band. La traccia seguente è Hide and seek, nella quale si torna al prog con una punta di psichedelia, con il cantato ipnotico di Sonja che ricorda molto quello di Grace Slick, alla quale sicuramente la cantante si ispirava. Propositions è invece l'unica traccia senza il violino, ma Darryl ha comunque opportunità di mettersi in mostra curando il controcanto: traccia trascinata dalla chitarra, molto rockeggiante e rapida. Rob one è uno strumentale per violino e tastiere, canzone lenta ma allegra, dona quasi un senso di serenità, molto bella. Situations è un'altra prog song, l'atmosfera si fa leggermente più malinconica, con la voce protagonista su un tappeto di tastiere, ma nella parte centrale Francis ci regala un grande assolo di chitarra molto rock, mentre il violino si limita ad accompagnare per tutta la durata della canzone. Il disco si chiude con una rivisitazione di Vivaldi, Vivaldi with cannons, con effetti spaziali e ancora più pagliaccia dell'originale, per fortuna non dura neanche due minuti. Un bell'album senza dubbio, non troppo impegnativo e realizzato da un gruppo che aveva tanta voglia di dire la sua.

venerdì 23 gennaio 2009

Sono stufo di leggere cattive notizie

Stamattina ho letto il giornale e sono abbastanza amareggiato, era da tempo che non leggevo tante cattive notizie tutte insieme. L'ennesima donna è stata violentata, cinque uomini hanno aggredito una coppia malmenando lui e stuprando lei. L'orrore è indefinibile, preferisco non pensarci perchè provo solo rabbia e sgomento. Però mi chiedo: in Italia il problema della sicurezza è palese ed è stato riconosciuto tale dal governo che ha pensato di riempire le città di soldati, è servito a qualcosa? Non mi pare. Questo perchè i soldati, anziché pattugliare le zone a rischio, ovvero le periferie estreme delle città, i campi rom e le case popolari, sono in centro a controllare che la gente non beva per la strada. Complimenti. Ho letto il discorso di Obama e ho sentito l'ultima barzelletta sugli ebrei di Berlusconi. Provo un'invidia incredibile per il popolo americano, e provare invidia per gli americani non è proprio il massimo. Quanto dovremo aspettare per una classe politica seria e signorile? La Gelmini ha rivelato le materie d'esame per la prossima maturità; sinceramente penso sia un gesto significativo del fallimento della sua riforma, Mariastella si è resa conto di star penalizzando tanto gli studenti (quei ridicoli voti in condotta) e ha deciso di dar loro una mano. Meglio tardi che mai. Sono morte una quarantina di balene in Australia, a causa dell'inquinamento e della temperatura troppo elevata delle acque. Ma non frega niente a nessuno. Ieri a Milano hanno sgomberato il centro sociale Cox18, dietro casa mia, e nei prossimi giorni ne sgombereranno altri due. Luoghi pericolosi, li ha definiti il vicesindaco De Corato, senza spiegare il perchè di questa affermazione, ovviamente. A marzo il Rolling Stone, altro pezzo di storia di questa città, lascerà il posto ad un mega centro commerciale. Effetti dell'Expo. Gli occupanti si stanno ribellando, spero serva a qualcosa. Non era scritto sul giornale ma ce lo aggiungo lo stesso. Alcuni dei miei colleghi, persone laureate e con una certa cultura, pensano che con Obama il rischio terrorismo sia più alto perchè è troppo "buono". Ho paura che molti italiani la pensino così. Ultimo appunto, non riesco ad esprimere le mie idee senza essere etichettato come comunista dai miei osteggiatori, il che è anche vero, ma questo è esattamente quello che fa Berlusconi con i suoi avversari. Questa cosa mi spaventa a morte. Infine una notizia leggera che per me non è una cattiva notizia: Mourinho ha affermato che l'Inter ha vinto, degli ultimi tre scudetti, uno in segreteria, uno senza avversari e uno all'ultimo minuto. Evviva la sincerità, vediamo solo fra quanto verrà cacciato da Moratti, che continuerà a pagarlo fino al 2020. Che ridere.

lunedì 19 gennaio 2009

Black Bonzo - Sound of the Apocalypse (2007)

Il prog odierno se confrontato con la produzione progressiva del passato perde clamorosamente, vuoi perchè è sempre più difficile scrivere qualcosa di originale, vuoi per il diverso spirito con cui oggigiorno si compone musica. Negli anni '70 sono nati gruppi che hanno saputo produrre musica progressiva sopraffina, sono convinto che mai saranno eguagliate quelle vette di classe. Eppure qualche eccezione c'è, esistono gruppi odierni che reggono bene il paragone con i grandi che furono e i Black Bonzo fanno parte di questo insieme. Originari della Svezia, i Black Bonzo pescano a piene mani dal passato ma riescono a risultare estremamente originali, non tanto per quanto riguarda la costruzione delle canzoni e le ritmiche adottate, ma circa le modalità di esecuzione: la voce acuta di Magnus Lindgren, la chitarra alla Brian May di Joakim Karlsson (che suona anche il flauto) e la batteria potente di Mikael Israelsson rendono il sound di questa band estremamente particolare. Completano la formazione Nicklas Åhlund alle tastiere e Anthon Johansson al basso. Quindi si tratta di composizioni che ricordano un gran numero di gruppi, quali Yes (un arpeggio di chitarra in The Well è uguale, ma proprio tale e quale, ad un arpeggio in Roundabout), Uriah Heep, Queen, Jethro Tull, Camel, ma con un sound diverso, più moderno, più potente ed aggressivo, che ricorda anche alcune band moderne come Spock's Beard e Flower Kings. L'album è un concept incentrato sul tema dell'Apocalisse, ma non esprime giudizi positivi o negativi, tenta piuttosto di indurre l'ascoltatore alla riflessione su quello che accadrà. Le atmosfere rispecchiano quest'impressione, i brani sono equamente divisi fra momenti cupi e malinconici ed altri più vivaci ed allegri, senza eccessi. Ogni brano si incastra alla perfezione nella scaletta decisa dalla band, non esistono momenti deboli o noiosi. L'unico difetto, se può essere considerato tale, è che il lavoro necessita di qualche ascolto prima di poter essere apprezzato. Si comincia con Thorns upon a crow, aggressiva e rockeggiante, con un gran riff di chitarra e parti corali curatissime, infatti tutti i musicisti partecipano ai cori, in perfetto stile Queen. Giant games è invece la traccia più moderna, quella che più ricorda i Flower Kings o gli Spock's Beard, mentre per i cambi di ritmo, le accelerate, le stoppate, le continue rincorse fra i vari strumenti potrebbe sembrare una canzone dei Gentle Giant rivisitata, molto bella. Yesterday's friends è la mia preferita per il piglio estremamente romantico che possiede: traccia solenne, comincia con note di chitarra acustica dolcissime, dopodichè i tamburi potenti danno il via ad una canzone stupenda, forse quella più stile seventies, che mette i brividi per il turbinio di emozioni che provoca, con un ritornello malinconico al massimo. The well è più rockeggiante, a metà fra Uriah Heep e Queen, con il cantato in falsetto e la sempre potente batteria. Intermission-Revelation song comincia con un flauto che non può non ricordare i Jethro Tull, ma poi si sviluppa indipendentemente come una quasi pop-song, calda e pacifica. Sulla stessa falsariga è Ageless door, che incute quasi un sentimento di speranza, allegra ed armonica. Iscariot ricorda ancora i Gentle Giant per il gran numero di umori che contiene. Conclude la title-track, minisuite che riassume nella miglior maniera quanto fatto sentire finora. Un album spettacolare ed inaspettato visti i tempi che corrono, il prog sembra in certi contesti più vivo che mai. La quantità di buona musica che questo genere può offrire è ancora tanta, sto solo aspettando che qualcuno, come i Black Bonzo, la scriva.

giovedì 1 gennaio 2009

Earth & Fire - Earth & Fire (1970)

Gli Earth & Fire sono un gruppo olandese che ha pubblicato una decina di album fra gli anni '70 e gli anni '80. Di questi ho ascoltato i primi due e il primo sento vivamente di consigliare. Lo stile del gruppo è particolare, grazie parecchio alla voce della cantante, e ad un prog a metà fra rock'n'roll e melodie orecchiabili. Le tracce sono tutte in forma canzone strofa + ritornello, si concedono qualche breve fuga o assolo ma senza svilupparli troppo, inoltre il ritmo è sempre bello sostenuto e non esistono momenti intimisti o spaziali, alla corrieri cosmici per intenderci. Ogni canzone dura in media 4-5 minuti come una normalissima canzone pop, ma gli arrngiamenti sono molto curati e il ritmo cambia spesso nel corso di una stessa canzone. Inoltre sono il primo gruppo olandese a fare uso del mellotron anticipando persino i Focus. Col passare degli anni lo stile si ammorbidirà sempre più fino a risultare pop da classifica. Gli Earth & Fire sono Jerney Kaagman alla voce, Ton van de Kleij alla batteria, Hans Ziech al basso e i fratelli Gerard e Chris Koerts a tastiere e chitarra rispettivamente. La cantante è sposata con il bassista dei Focus, che poi entrerà negli Earth & Fire, Bert Ruiter, inoltre nel 1993 ha posato nuda per playboy. L'album comincia con wild and exciting, con chitarra e batteria in primo piano, oltre alla splendida voce femminile, molto rock, è una canzone fra le più belle dell'album; twilight dreamer è più ritmica, anche questa molto rockeggante, le tastiere conducono una melodia accattivante a tratti pop, altra traccia molto riuscita. Ruby is the one si sviluppa su una chitarra acida ed una solida linea di basso, bella canzone anche questa; you know the way è invece più malinconica, la voce è accompagnata dalla chitarra acustica, la melodia è ancora una volta splendida; vivid shady land è una traccia più aggressiva, basso e chitarra duettano ancora bene e costruiscono un possente muro sonoro, il ritornello è stupendo; 21th century land vede basso e voce protagonisti nelle strofe, il ritornello è sempre trascinato dalla voce, con chitarra e tastiere che si intrecciano in sottofondo, potrebbe tranquillamente essere una canzone pop stramegaraffinata, nella parte centrale c'è una bella escursione con tastiere e chitarra acustica che duettano alla grande. In seasons basso e batteria si destreggiano alla grande, oltre alla sempre splendida voce, è una canzone più triste ma sempre bella spedita; love quiver è più lunga del solito con i suoi sette minuti, ben costruita e piacevole, veloce e rockeggiante; what's your name è più lenta, con chitarra acustica, tastiere e voce a delineare la melodia, forse non è un episodio riuscitissimo; con mechanical lover si torna su ritmi più decisi, il rock'n'roll è sempre la principale fonte di ispirazione, con un gran lavoro del chitarrista; hazy paradise è la traccia più intimista, la chitarra acustica è in primo piano ma la sezione ritmica è ben udibile, davvero niente male. Memories è una traccia trascinata completamente dalla voce, la melodia è accattivantissima, bella canzone; invitation è un'altra delle mie preferite dell'album, parte malinconica, con chitarra acustica e tastiere in primo piano, per poi esplodere in un ritornello trascinante, con una donna che canta "yes i'm walking down to my lady, i feel so good, i've got an invitation". From the end till the beginning è una canzone triste e malinconica, una delle più lente, il ritornello è un giro di chitarra melodico ed emozionantissimo; con last forever si ritorna al rock, che stavolta si tinge di hard, altra bella traccia; song of the marching children sarà ripresa per l'album successivo, episodio minore in fin dei conti; thanks for the love è una canzone allegra e semplice, anticipa per certi versi alcune sonorità disco prossime venture; chiude what difference does it make, sull'onda della precedente. In conclusione un album carino e gradevole, non troppo impegnato nè complicato.