lunedì 25 luglio 2011

Il fan di vasco rossi

Quindi, vasco si e' finalmente ritirato dalle scene e bisogna festeggiare. Dopodiche', bisogna recuperare tutto il materiale che lo prende per i fondelli e ripostarlo. Potrebbe essere una buona idea voglio dire. Un mio amico aveva un blog su una piattaforma che non esistera' piu' con molti post interessantissimi purtroppo ormai persi. Ma alcuni si sono miracolosamente salvati. Non me ne voglia il mio caro amico se incollo uno dei suoi migliori articoli:

Cos'è quella cosa - eccetto la figa - che riesce a mettere d'accordo, indistintamente, fascisti e comunisti, metallari e discotecari, proletari e borghesi, nonché - più in generale - individui dal retroterra sociale e culturale diametralmente opposto? Ma la musica di vasco rossi, naturalmente! La musica del blasco nazionale è come un agente patogeno contro cui non esistono anticorpi né rimedi efficaci: come i virus, ha la perniciosa tendenza a contagiare chiunque, indifferentemente dalla formazione personale o dalla classe sociale di appartenenza; come i virus, nel momento in cui riesce ad attecchire in una comunità, comincia a diffondersi con incontrollabile veemenza lasciando dietro di sé un esiguo numero di superstiti. I risvolti inquietanti di questa fenomenologia si riscontrano nel seguace medio di vasco rossi. Se gli emo - vuoi per la sobria frangetta rosa shocking, vuoi per i vistosi tagli sui polsi – sei in grado di riconoscerli immediatamente ed emarginarli di conseguenza, il fan medio di vasco rossi si annida nei luoghi e nei giri più insospettabili. Dopo la lettura di questo articolo guardati attentamente intorno, perchè il fan medio di vasco rossi potrebbe essersi infiltrato persino nella TUA cerchia di amicizie. Sì, proprio LA TUA!! In effetti l'unica cosa che accomuna gli ascoltatori di vasco rossi, solitamente, è proprio l'amore incondizionato per il cercopiteco in questione, il che rende piuttosto arduo tracciare un esauriente profilo socio/antropologico dell'appassionato medio. Recenti ricerche condotte nella prestigiosa Miskatonic University di Lambagion, in Corea del Sudan, hanno tuttavia individuato una serie di caratteristiche distintive che permettono di qualificare il fan medio del blasco come tale: 

-Il fan medio di vasco rossi considera ogni offesa al proprio idolo come un'onta personale, ed è disposto a sacrificare la propria vita pur di lavare nel sangue lo sgarro subito. 

-Il fan medio di vasco rossi - come il più molesto dei testimoni di geova - sente l'esigenza mistica di evangelizzare il mondo intero con la musica del suo beniamino. Penetrerà nella vostra vita con l'inganno, si guadagnerà la vostra fiducia, e quando meno ve l'aspettate, a bruciapelo, vi schiafferà in mano l'intera discografia del blasco, comprensiva di demo del 1965 registrati nello scantinato di una chiesa sconsacrata con un microfono della seconda guerra mondiale. E a quel punto sarà troppo tardi per tirarvi indietro… 

-Il fan medio di vasco rossi è persuaso che gli abomini sgrammaticati del suo mito (definiti dalla collettività "testi") siano delle perle inestimabili di poesia lirica, al pari dei sonetti di Leopardi o dei canti di Baudelaire. Vano e disperato ogni tentativo di convincerlo del contrario: il fan medio di vasco rossi è talmente accecato dalla sua infatuazione che appare del tutto incapace di cogliere l'infimo spessore intellettivo di certe banalità – pari ad un rutto acido di Peppone. E tutto questo, purtroppo, indipendentemente dal suo livello culturale. 

-Il fan medio di vasco rossi deve sempre rimarcare il fatto che al proprio vate è stata conferita - non ricordo da quale università - una laurea ad honorem in scienze della comunicazione. Questa gente ignora, evidentemente, la sottile linea di demarcazione tra abilità comunicativa e becero qualunquismo. E comunque i premi accademici, si sa, da soli non attestano proprio un bel niente: esistono un'infinità di dittatori e ufficiali militari che sono stati insigniti del nobel per la pace… 

-Il fan medio di vasco rossi - in una delle sue innumerevoli sfaccettature - è anche l'incredibile tamarro che talvolta si piazza sotto il mio palazzo col suo bolide ipermodificato dall'impianto stereo "che rulla di brutto", trascorrendo tutto il pomeriggio lì a sbrodolarsi birra addosso e cantare a squarciagola i maggiori successi del suo eroe. Il fan di vasco rossi, insomma, è una delle più temibili piaghe che affliggono l'umanità, e presto, con l'esercito sterminato dei suoi compari, conquisterà l'italia e sostituirà all'inno nazionale "bollicine". (Conosco almeno tre persone che dopo aver letto questo articolo si muniranno di spranga e mi si apposteranno sotto casa).

 

Grazie Luther.

domenica 24 luglio 2011

London Underground - London Underground (2000)

Quando si ascolta questo album per la prima volta si tende a collocarlo probabilmente in Inghilterra verso la fine degli anni '60. Niente di piu' errato. I London Underground, nella prima formazione datata 2000, sono un trio tutto italiano composto dal drummer e vocalist Daniele Caputo, conosciuto agli addetti per aver suonato con gli Standarte, Marco Poggiesi con basso e banjo, ed il tastierista Gianluca Gerlini che suona un sacco di strumenti vintage come moog, mellotron, clavinet, oltre a piano, organo e synth naturalmente. Gia' questo e' un motivo sufficiente per ascoltarli. Se poi aggiungiamo che il loro stile e' un prog influenzato dalla tradizione italiana, ma basato molto sul classico brit-pop anni '60, Beatles e Kinks in primis, allora non vedo un solo valido motivo per non dare a questa band una chance. Quattro diversi session men si occupano delle parti di chitarra, a dire il vero non molto presente in questo disco. I testi, in un perfetto inglese, sono spesso goliardici, quando non non-sense, e trattano varie tematiche senza mai prendersi troppo sul serio, soprattutto per quanto riguarda l'amore. La musica e' un piacevolissimo connubio fra sonorita' tardo sessantine, psichedeliche e poppeggianti al punto giusto, e prog rock italiano ma non troppo, che aggiunge ancora pop ma anche atmosfere calde ed avvolgenti. Il tastierista e' molto bravo e sempre a suo agio, basso e batteria formano una coppia affiatata ed affidabile, mai sopra le righe ma neanche troppo in disparte. La voce e' profonda e cangiante a seconda dell'umore del brano, esattamente come un bravo cantante dovrebbe fare. Il disco si apre con Kultual Opus #1: si tratta di 20 secondi di rumori, completamente inutile. Con Magda K. si entra subito nel vivo con uno dei pezzi migliori del disco, trascinato dalle tastiere e dal basso, con un ottimo inserto vocale. Atmosfere malsane e disturbanti, quasi noise, con la tastiera che viaggia libera lambendo terreni psichedelici e il cantante che si chiede dove sia la sua mente, finendo con il rispondersi che e' dove esattamente dovrebbere essere: su un piatto congelato. Il finale e' puramente rumoristico. Worst is Yet to Come e' la traccia piu' bella del lotto, molto probabilmente: orecchiabile, quasi pop, ancora trascinata dalle tastiere ma lasciando piu' spazio alla voce stavolta, con basso e batteria sempre in ottima forma. Testi che stavolta parlano di rapporti interfamiliari, asserendo che i membri della tua famiglia sono le persone delle quali dovresti diffidare di piu'. Il finale si rivela essere la parte migliore del pezzo, con una lunga coda conclusiva dominata dalle tastiere. Squadron Leader e' un pezzo piu' breve e canonico, molto rockeggiante, con ottime pulsazioni di basso, si ode finalmente una chitarra che duetta eccellentemente con le tastiere, anche se queste tendono sempre a prevalere. Canzone semplice nella struttura ma con contenuti interessantissimi, purtroppo non riesco a capire bene il testo. Everywhere I Go e' un brano basato inizialmente su chitarra acustica e basso, con anche una tuba, e la voce che ci parla d'amore. Dopo un minuto e mezzo circa cambia completamente tingendosi di psichedelia indiana, qualcosa gia' sentito fare dalla Mahavishnu Orchestra per intenderci, con il sitar in evidenza, organo, basso, batteria e voce in un trionfo di colori. La coda finale e' sempre qualcosa di completamente inaspettato. Mass Baptizer ??? e' un pezzo molto rock, con la sezione ritmica ben udibile come piace a me, tastiere e voce a duettare con rimarchevoli risultati. Traccia non lunghissima, poco piu' di 4 minuti, ma in grado di cambiare timbro piu' di una volta risultando cosi' il pezzo piu' accostabile al prog classicamente definito. Was She Worth my Time e' la traccia piu' lunga dell'album (7 minuti e mezzo) e purtroppo quella meno riuscita, o forse quella che meno mi piace, perche' difetti oggettivi non ne ha, ma risulta una ballad lenta e malinconica, romantica e decadente, a mio parere eccessivamente. E la lunghezza del brano di certo non aiuta. Le liriche salvano il salvabile, parlando con toni ironici e sarcastici del rapporto amoroso del cantante. Love is a Beautiful Thing e' una breve traccia, veloce e rockeggiante, trascinata dalla voce e dalle tastiere, che parla d'amore come si puo' facilmente intuire. Se e' un tributo ai Beatles e' perfettamente riuscito. Watcha Gonna Do e' un pezzo speculare al precedente: rapido, breve e carico di groove, prodotto dalla solita premiata ditta tastiere + basso. Stavolta il cantante si lamenta del posto in cui vive, piuttosto noioso a suo dire. Band che merita senz'altro un ascolto per le buone idee che propone, uno stile piuttosto unico, siparietti divertenti, psichedelia trascinante e vibrazioni pop radiofoniche. Hanno registrato altri due album, uno molto carino che eventualmente recensiro' e uno uscito l'anno scorso che devo ancora ascoltare.