Tempo fa sono stato invitato a scrivere un racconto sulla mia avventura americana, racconto che avrebbe dovuto far parte di una raccolta di narrazioni di giovani lucani che sono partiti e hanno deciso di vivere all'estero. Libro che alla fine non ha trovato editore e non sara' probabilmente mai pubblicato, pero' io il racconto l'ho scritto ed ora lo pubblico qui.
sabato 30 novembre 2013
La mia vita in America
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giovedì 21 novembre 2013
Il Bacio della Medusa - Deus lo Vult (2012)
Il Bacio Della Medusa e' una band di Perugia al suo terzo album e con 10 anni di carriera alle spalle. Dediti ad un eccellente prog di stampo italiano, tinto di hard e folk come da tradizione, raggiungono la piena maturita' con questo album dopo un esordio incoraggiante ed un ottimo secondo album. Si tratta di un concept che narra le vicende di Simplicio, signorotto medievale che decide di prendere parte alle crociate confidando di trovare fama e ricchezza, ma che invece trova solo guai che continuano anche al suo ritorno, cambiandogli di fatto la vita. I testi sono uno dei motivi per cui si dovrebbe ascoltare questo lavoro, per l'enfasi, l'espressivita' e l'intensita' delle liriche, scritte e perfettamente interpretate da un grandissino cantante, in grado di essere estremamente versatile, passionale e teatrale; un cantante che non teme paragoni con mostri sacri dallo stile simile, come Claudio Canali e Francesco Di Giacomo. La musica e' anche ispirata e riuscita, si lega alla perfezione con i testi ed offre un ampio spettro timbrico, grazie a fiati, mellotron ed arpe che si vanno ad unire agli strumenti classici. E' un album breve, appena 33 minuti che concentrano tutti gli infiniti spunti che una band in stato di grazia puo' mostrare, e che letteralmente esplodono durante tutta la durata del disco, disco mutevole, vario, raffinato e coinvolgente. A me personalmente piace da matti. I Bacio Della Medusa sono Simone Cecchini alla voce, chitarra acustica ed arpa, Diego Petrini a batteria, percussioni, mellotron ed organo, costui e' anche il compositore delle musiche, Federico Caprai al basso, Simone Brozzetti alla chitarra ed Eva Morelli ai fiati. L'album si apre con un breve pezzo, Invocazione alle Muse, che funge da intro per la narrazione, trascinato da chitarra classica e flauto, delicato e sinfonico. La musica prosegue senza soluzione di continuita' con Indignatio - Infedeli in Terra Santa, seguendo gli stessi dettami inizialmente, quindi flauto e corde classiche, ma incattivendosi dopo un paio di minuti, con l'ingresso della chitarra elettrica e del sax, che deviano il discorso verso temi piu' hard. Si assiste alla prima maiuscola prova vocale, ora che il livello di difficolta' e' salito, con Simone in grande spolvero, e grandissime prestazioni dalla chitarra e dalle tastiere. Conclusione affidata ad intrecci chitarra-sax, sempre pesanti e duri, si lambisce il metal in certi frangenti, che ci portano cosi' alla terza traccia Urbano II Bandisce la Prima Crociata. Questa canzone e' un altro breve pezzo (3 minuti) e cambia ancora drasticamente le carte in tavola: si tratta di una traccia per flauto, mellotron ed una batteria molto marziale, con il raggiunto obiettivo di ri-creare l'atmosfera solenne e festosa che si era venuta a creare quel giorno di 1000 anni fa. Simplicio, la quarta traccia, e' ancora aperta dal flauto, ma stavolta l'aria e' sognante, delicata, quasi bucolica, e la voce presto incalza a rinforzare questa sensazione. Canzone emozionante, forte, colpisce di nuovo la bravura indiscussa del cantante, che presto si lascia andare al lirismo ed alla passione, accompagnato da una chitarra elettrica che ci fa riscoprire il lato piu' classico e tradizionale del prog italiano. Arriviamo cosi' alla title track, che in latino maccheronico (vado a memoria, ma non ricordo "lo" essere una porola in latino) signica "Lo vuole dio", ed esplode immediatamente di chitarra, batteria e sax, che ora diventano davvero metal, e di voce, ora vicinissima a quella di Ian Gillam. Canzone stupenda, forse la piu' bella anche se risulta davvero difficile sceglierne una per la varieta' di stili che la band padroneggia, a meta' strada fra prog-metal, hard e prog sinfonico, con ben tre soli di chitarra, sax e flauti potenti ed aggressivi, dura "appena" 7 minuti ad altissima intensita' e pathos. Un altro breve pezzo, Verso Casa, ci accompagna verso l'ultima traccia ed e' un motivo stupendo, con voce e flauto protagonisti ma atmosfera un attimo piu' allegra e rilassata, quasi pop, con Simone che "fa parlare" due diversi personaggi, cioe' Simplicio, che sta adesso tornando a casa, e sua moglie, la quale lo sta quindi aspettando (questo secondo Simplicio). Se si volessero riassumere le doti vocali del cantante questa canzone farebbe al caso nostro, tante sono le diverse situazioni stilistiche qui rappresentate ed alle quali Simone sa perfettamente adattarsi, ascoltare per credere. La canzone successiva giunge senza che l'ascoltatore se ne accorga, in quanto e' continuazione naturale della precedente, e continua sulla stessa falsariga: Simplicio e' tornato a casa dove lo attende una spiacevole sorpresa, infatti sorprende sua moglie a letto con il prete e l'intera scena e' descritta minuziosamente nelle liriche, che non temono particolari scabrosi. Simplicio quindi si ritrova tradito dalle istituzioni in ogni aspetto, traetene gli insegnamenti che volete. Musicalmente parlando, questa traccia e' piu' tragica e rabbiosa, con tutti gli strumenti che contribuiscono a rendere l'atmosfera incandescente ed intensa, mentre la conclusione e' affidata ai soliti duetti chitarra-flauto, che chiudono magnificamente l'album. In generale, questo lavoro e' piu' duro e potente del precedente e la musica segue e si adatta perfettamente al filo della narrazione, cio' che ne risulta e' magnifico. La band e' in grande spolvero e profonde passione ed energia per creare un lavoro denso e concentrato per un'unesperienza musicale il piu' breve ed intensa possibile. Il sottoscritto apprezza infinitamente lo sforzo. Non c'e' neanche un secondo di noia, tutto l'album pulsa di vita e si dimena come un forsennato. Ci sono sicuramente passaggi bellissimi anche nei due album precedenti, ma Deus e' molto piu' equilibrato, rifinito e conciso. Ogni elemento e' ottimamente bilanciato, l'heavy, il rock, ballate epiche e pastorali, musica medievale, prog-metal e melodrammi.
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martedì 12 novembre 2013
Diagonal - The Second Mechanism (2012)
I Diagonal sono una band di Brighton e questo e' il loro secondo album. Stupisce di questi ragazzi la giovanissima eta', infatti il loro debutto e' stato pubblicato quando non erano ancora ventenni e questo secondo album, gia' parecchio maturo, arriva quando nessuno ha ancora superato il quarto di secolo. E ad ascoltare la loro musica sembra che di esperienza ne abbiano a pacchi, tante sono le influenze che riescono a combinare in uno stile che risulta alla fine parecchio originale. King Crimson e Van Der Graaf Generator di sicuro, e tutto quel lato piu' dark del progressive, unito al jazz e ad una componente elettronica dal piglio moderno, che sfocia in territori proto-dance. Passato piu' presente quindi, strumenti classici e sintetizzatori, volti a creare un suono che non prevede strumenti conduttori, quanto piuttosto punta ad un amalgama corposo e denso. A questo proposito vorrei aprire una parentesi: qualche settimane fa ero in un pub e c'era una band che stava per suonare: bassista, batterista, violinista ed un tizio che si alternava fra chitarra e tastiere, niente voce. Quando cominciano sono piacevomente sorpreso dalla loro proposta, uno Zehul tirato ed aggressivo, con violino, chitarra e tastiere a dirigere e sezione ritmica a creare un muro di suono sottostante. Uno spettacolo. A fine concerto ci ho fatto amicizia e sono anche andato a vederli registrare il primo singolo. Si chiamano Jorge Arana Trio, sono di Kansas City e hanno fra i 20 ed i 30 anni. La loro eta' e' cio' che piu' mi ha colpito di loro, ed il fatto che nessuno di loro faccia il musicista di professione, sono d'altronde ben consapevoli di non avere nessun appeal commerciale. Loro suonano per il piacere di suonare, suonano la musica che piu' gradiscono e poco importa se pochi riescono ad apprezzare. E sono pieni di talento nonche' impeccabili esecutori mostri di tecnica, che potrebbero davvero campare di musica volendo. Questa dedizione, questa fede incondizionata in un genere che gode di tanti estimatori ma zero successo commerciale e' a dir poco commovente. E mi immagino i Diagonal esattamente nella stessa situazione. Tornando ai nostri musicisti inglesi, la band comincia in 7 nel 2008 e da' alle stampe l'omonimo esordio nello stesso anno, ancora un po' troppo ancorato a certa psichedelia di fine '60. La riduzione di due elementi dell'organico causa una maggiore attenzione rivolta alla melodia, che scaturisce da atmosfere ora piu' oscure, grazie al lavoro dei sintetizzatori, dei fiati e della chitarra, mentre il basso detta solitamente il ritmo con loop spesso spettacolari ed ispirati, la batteria difficilmente si lascia andare ma quando lo fa il ritmo che ne esce e' irresistibile. I Diagonal sono Luke Foster a batteria, percussioni e piano, Ross Hossack al synth ed harmonium, Nicholas Richards al basso, al mellotron ed al synth, Nicholas Whittaker, cantante, suona anche sax e clarinetto, infine David Wileman e' il chitarrista. Voyage/Paralisis, che apre il disco, comincia subito con l'amalgama di cui si e' parlato, una marmellata di bassi pulsanti, sintetizzatori gracchianti, chitarre spacey e fiati a reggere il gioco. Ritmo sostenuto, atmosfera oscura e tesa, vari cambiamenti di ritmo assecondati da ottimi spunti, una prima traccia che spiazza immediatamente. These Yellow Sands comincia piu' tranquilla, piu' atmosferica, ma vira rapidamente verso suoni piu' abrasivi ed aggressivi, con una chitarra incandescente e fiati imbizzarriti principali protagonisti. Brano cangiante che non cala di tono neanche per un secondo. Mitochondria comincia che piu' cupa e minacciosa non si puo', si sente che qualcosa di terribile incombe, e infatti batteria e basso presto incalzano con un groove da capogiro, ma non c'e' tempo per riprendere fiato perche' il brano cambia nuovamente e comincia ad attorcigliarsi su se stesso. Solo ascoltandolo si puo' capire, anche perche' la traccia e' tutt'altro che finita, l'alternanza di groove irresistibili, uno piu' bello dell'altro, e' disarmante. Si arriva cosi' ad Hulks, il brano piu' lungo e probabilmente anche il piu' bello. Descriverlo sarebbe inutile, troppo sfaccettato e vario per poter essere ridotto in parole. Capsizing continua con atmosfere tetre e spaziali inizialmente, ma ben presto diventa quasi danzereccia, continua a svilupparsi per tutta la sua lunghezza fino a riproporre uno dei temi portanti per il finale della canzone e del disco. Questi ragazzi hanno talento da vendere, la loro proposta e' sincera, il loro sound originale e concreto. Il prog e' piu' che mai vivo nei cuori dei suoi fan.
Pubblicato da bob alle 03:17 0 commenti
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